lunedì 15 marzo 2010

Ne parla anche l'Arena

Lungo l'ex statale spuntano le «Madonnine dei rondò»
A SAN BONIFACIO e SOAVE:
Quattro quelle collocate nelle ultime settimane sulle principali rotatorie nell'Est veronese. Chi le ha collocate? Il suo nome rimane un mistero ma si conosce lo scultore che le ha realizzate e abita in provincia di Vicenza

20/10/2009
Lungo la ex statale 11 spuntano le «Madonnine dei rondò»: finora ne sono state contate quattro, e sono posizionate già da qualche settimana, ma nessuno sembra averci fatto caso. Partendo da ovest verso est, la prima si trova sopra la cabina Enel nella rotonda all'incrocio della Sr 11 per Castelletto-Belfiore. La seconda, su un piedistallo di cemento, è nel bel mezzo del rondò all'ingresso di Soave. Ce n'è una terza alla rotonda dell'ex casello autostradale mentre la quarta è posizionata ai piedi della scultura lapidea sull'aiuola spartitraffico a Villanova.
Le «Madonnine dei rondò» sono tutte uguali: molto semplici quanto a fattura, candide, e fissate alla base prescelta con il cemento. Due le particolarità: la prima che si incontra proveniendo da ovest è piuttosto inclinata mentre la terza ha qualcosa in più. La statuetta nella rotonda dove c'era il vecchio casello di Soave-San Bonifacio, ha la veste dipinta di un tenue azzurro. E' piuttosto difficile vederla perché volge lo sguardo proprio all'autostrada ed è ai piedi di un albero, coperta dalle fronde.

Qualcuno ci ha messo davanti anche dei fiori artificiali, e ci sono due fogli coperti dal cellophane a raccontare, forse, la sua storia. Su uno si legge la «Preghiera della vedova», sull'altro una «Preghiera a Maria»: è quest'ultima a raccontare qualcosa perché in calce alla preghiera c'è scritto «Costabissara, 10 marzo 1996». Di più, l'esordio della preghiera recita «Stasera sono venuto qui…» e questo avvalorerebbe l'ipotesi che le Madonnine vengano piazzate da mani sconosciute proprio di notte.
A differenza delle altre, però, tanto il colore della statuetta quanto quello dei fiori finti fa pensare che nascosta dalle fronde la Madonnina ci sia da tempo: il fatto strano è che il basamento su cui sporge è esattamente uguale a quello della rotonda in ingresso a Soave. Un piccolo giallo, insomma, c'è perché se la mano sembra la stessa, i tempi del posizionamento delle Madonnine sono senza dubbio diversi.

Poco più di un anno fa lo stesso fenomeno, quello delle «Madonnine dei rondò», interessò il vicentino: anche lì spuntarono come funghi le ribattezzate «Madonnine del traffico». Una breve inchiesta giornalistica appurò che il «papà» delle Madonnine di cemento si chiama Gianluca Marcegaglia, ha 41 anni e abita a Costo di Arzignano. Marcegaglia, al ritorno da un pellegrinaggio a Lourdes, aveva portato con sé una bottiglietta di acqua benedetta che aveva utilizzato per forgiare un calco: in questo modo sono nate centinaia di statuette. Marcegaglia, stando a quanto poco più di un anno fa raccontò la madre Angelina, realizza le Madonnine nel suo tempo libero per poi venderle o regalarle. La signora fu perentoria nel dire che non è il figlio a installarle nottetempo, nei rondò. Specificò anche, però, che le Madonnine del figlio erano state acquistate anche da persone di altre province.

Quelle statuine, come abbiamo avuto modo di verificare, sono identiche a quelle installate lungo la regionale 11 tra Soave e San Bonifacio. Su questa pista ci ha messo don Albano Mascotto, parroco di Villanova: «Sì, mi sono accorto di quella a Villanova, mi sa che è la stessa cosa accaduta a Vicenza. Personalmente a me questa cosa non piace», dice don Albano, «non condivido questa forma di pietismo popolare. La considero una iniziativa individuale perchè la vera devozione si vive all'interno della comunità. Cose come queste le considero poco serie: i segni si danno concretamente, nella vita di tutti i giorni».
Nessuno o quasi, come detto, ci ha fatto caso: «Non le ho viste», dice monsignor Luigi Verzè, parroco di Soave. «In parte, però, ci sono abituato. E' una forma un po' ingenua e improvvida di qualcuno di diffondere il suo personale momento di Grazia. Non condivido, però, questo tipo di scelta». Nemmeno don Giuseppe Miola, parroco del Duomo di San Bonifacio, ne sapeva nulla: appare contrariato ma si limita a dire che del fenomeno non ne era a conoscenza.
Fatto sta che a far notare la presenza delle incosuete inquiline a qualche automobilista, incuriosito più dalle incursioni della giornalista e del fotografo nei rondò, salta fuori un po' di tutto: chi attribuisce il fenomeno alla realizzazione di un voto di qualcuno uscito indenne da un sinistro automobilistico, chi lo prende come gesto di devozione di qualche gruppo di preghiera, chi pensa ai devoti di Medjugorje, chi a qualche fanatico. In linea di massima, però, non c'è condanna, anzi: «Per chi crede, vedere una Madonnina in un rondò ti fa venire voglia di recitare un'Ave Maria».

Fonte: L'Arena

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